Pedro Paramo
Pedro Paramo
di Juan Rulfo
edito da Einaudi
Pag. 123
Strana storia davvero quella di Pedro Paramo, lui padre padrone delle sue terre, sulla distesa assolata di Comala. Una moglie che lo abbandona, un figlio che muore cadendo da cavallo, un altro abbandonato che lo cerca, e in mezzo una serie infinita di peccati da scontare.
Juan Preciado è alla ricerca di suo padre, Pedro Paramo, ormai adulto ha promesso alla madre morente di cercarlo e si reca a Comala. Lo sperduto villaggio messicano riserva però più di una sorpresa, sembra che i morti camminino coi vivi e persino che parlino. Forse saranno proprio loro a raccontargli di suo padre ormai defunto da anni, gli spiriti inquieti di Dorotea, di Fulgor, di Abundio, le loro voci dall’aldilà tessono l’intricata tela di questo romanzo, straniante e allucinato allo stesso tempo. Folklore e superstizione si mescolano, ricostruendo le vicende di Pedro Paramo, i suoi matrimoni, i tradimenti, i soprusi verso i più deboli. Il tempo non scorre lineare ma viaggia su un binario interrotto, va avanti poi indietro, poi avanti ancora. La voce di Juan si perde tra le tante, la storia di Susana, seconda moglie di suo padre tormentata dal passato, diventa il castigo per Pedro, un amore non corrisposto e impossibile.
Esempio di realismo magico in letteratura, il romanzo del messicano Rulfo sembra divertirsi a disorientare il lettore, quasi lo deridesse tra le righe. Il racconto viaggia sulla precarietà, distinguere i vivi dai morti non è semplice.
Voto 6