Les misérables
Dal romanzo di Victor Hugo ai teatri di tutto il mondo fino al grande schermo. Il romanzo pubblicato nel 1862 e ambientato nella Parigi dell'era post Restaurazione, ha ispirato i registi fin dal 1925, anno della prima trasposizione cinematografica, a cui seguono miniserie, sceneggiati televisivi, adattamenti teatrali e persino fumetti, fino ad arrivare alla recente versione di Tom Hooper del 2012. La pellicola ha fatto incetta di premi nei concorsi ed è valsa l'Oscar come migliora attrice non protagonista a Anne Hataway, ricevendo la nomination come miglior film. Hooper ci trasporta nel mondo degli ultimi, di quei ‘miserabili’ che sovraffollavano Parigi nella prima metà dell’Ottocento. La storia è quella del ex galeotto Valjean in cerca di redenzione, incontrata la piccola Cosette che cresce come sua figlia, si ritrova braccato dal gendarme Javert, pronto a tutto pur di riportarlo in cella.
La scelta degli attori che interpretano protagonista e antagonista del dramma, mi è sembrata felice (da Hugo a Hugh c’è uno strano passaggio di consegne), seppur mi riuscisse difficile immaginare Jackman dai panni di Wolwerine a quelli di Jean Valjean, mi sono ricreduta, anche senza artigli l’attore australiano graffia! E canta anche bene dal vivo. Azzeccata è la scelta del gladiatore Russell Crowe nei panni dell’inflessibile poliziotto Javert, ha la faccia giusta, la necessaria dose di crudeltà nello sguardo, e persino l’andatura da sergente di ferro, ostinato nel perseguire una giustizia ingiusta. I due sono complementari e ben assortiti, i loro dialoghi, cantati come del resto il 95% del film, rendono l’idea di due personalità forti e contrapposte.
Trattandosi di un musical i testi delle canzoni hanno una rilevanza primaria, orecchiabili i motivi, potenti le voci dei protagonisti e della sfortunata Fantine, interpretata in maniera convincente da Anne Hataway (per la cronaca la coraggiosa attrice si è davvero rasata i capelli, da me un ulteriore plauso).
Lo sfondo dei falliti moti rivoluzionari contro la monarchia, passa un po’ in secondo piano rispetto alle vicende personali di Valjean, del resto protagonista non è la Storia ma le persone, l’umanità di Eponine, la cupidigia dei locandieri, la dolcezza di Cosette, il coraggio del piccolo Gavroche. Il mio giudizio è positivo, le quasi 2 ore e 30 minuti del film scorrono piacevolmente, e decisamente ne consiglio la visione, intanto gustatevi il trailer
https://www.youtube.com/watch?v=xCUqtbRwv0Y