La canzone del bambino scomparso

03.05.2013 10:26

La canzone del bambino scomparso

 

di Giovanni Pannacci

edito da Giulio Perrone

pag. 252

 

Vincenzino è un fiore cresciuto in un campo di pietre, soffocato dalla brutalità di suo padre e dall’arrendevolezza di sua madre; come ogni bambino si pone domande, senza però ricevere risposte. Uno spirito libero, con ancora il disincanto dell’infanzia, capace di esprimere il suo vero io solo quando canta e balla di fronte allo specchio. I suoi idoli sono i personaggi della televisione, un mondo patinato di stelle che sogna di raggiungere, un modo per sfuggire la realtà soffocante della famiglia Vanacore, del paesello, della gente semplice di campagna.

L’innocenza di un undicenne che scopre con naturalezza e stupore la sessualità, l’attrazione proibita per l’amico Boris, le relazioni morbose di chi gli sta intorno. Solo il gioco puo’ salvare Vincenzo dalla crudeltà del mondo reale; i giochi con Susanna e Boris in un’estate calda nella provincia romana, l’amicizia che lava via l’onta delle botte di suo padre e, rinnova il sogno di scappare lontano.

Susanna la ‘milanese’, che trascorre l’estate dalla nonna e sente la provincia troppo stretta, lei che è ribelle per natura, la cui curiosità è congenita e inguaribile. Non conosce suo padre, ascolta musica in inglese e vuole di più dalla vita. Come è avida la tredicenne che passa le giornata a giocare con Vincenzino, se la vita è un nettare lei vuole succhiarlo fino all’ultima goccia, non ha paura, almeno fino alla scomparsa dell’amico.

Che dire di Boris? Quindici anni e tutto da imparare, le prime scoperte sul sesso legate a quella ragazzina che arriva dalla grande Milano, che sembra quasi di un altro mondo, diversa da tutte, ostile e allo stesso tempo irresistibile. Quello a due diventa un gioco a tre, dove ognuno recita la propria parte, quasi dimenticando le brutture della vita vera. Poi gli anni passano e tutto cambia, tra il continuo perdersi e ritrovarsi lui e Susanna non sono più gli stessi, l’essere adulti li porta a scendere a compromessi, ne corrompe l’innocenza, distorce il passato.  

 

Il romanzo attraversa un trentennio, disegnando un piccolo spaccato dell’Italia di quegli anni, dei suoi tanti difetti e delle poche virtù. Le colonne sonore degli anni Settanta e Ottanta fanno da sottofondo a una vicenda per molti aspetti cruda, brutale in alcuni passaggi, ma per questo forse più realistica. Non dunque una visione edulcorata del passaggio tra infanzia e adolescenza, di quella linea sottile di confine che una volta oltrepassata finisce per sconvolgere gli equilibri. Ma piuttosto una storia di evasione, di brusco risveglio nella realtà, di compromessi e di cambiamento. Quando non si è più bambini ma non ancora adulti cosa si è? Creature di una strana terra di mezzo, in attesa che la tempesta passi. Perché in fondo nulla resta uguale a se stesso, eppure nulla cambia davvero...

 

Voto 8