Il profumo delle foglie di limone
Il profumo delle foglie di limone
di Clara Sanchez
edito da Garzanti
pag. 355
Una storia che tocca nel profondo e scuote coscienze sopite, indagando i mostri ‘senz’anima’ di un passato ancora vicino, se non nei ricordi nella memoria. Il romanzo di Clara Sanchez è un’indagine psicologica condotta sullo sfondo dorato della Costa del Sol, dove nessuno si aspetta d’incontrare il male puro nel vicino d’ombrellone.
Julian lascia l’Argentina per inseguire i ricordi, i mostri che agitano ancora i suoi incubi, i cui volti non riesce a cancellare nonostante il passare degli anni. Ormai ottantenne, non ha dimenticato il periodo di prigionia a Mauthausen, dove è stato rinchiuso perché repubblicano e oppositore del regime spagnolo di Franco. È sopravvissuto all’orrore, ma l’orrore gli è rimasto dentro, lo ha marchiato a fuoco senza dargli scampo, lo ha seguito anche quando ha creduto di aver trovato la felicità con la moglie. Venuto a conoscenza che una coppia di nazisti - gli stessi sadici incontrati a Mauthausen - trascorre in tutta tranquillità la vecchiaia sotto il sole della sua Spagna, Julian non puo’ che mettersi sulle loro tracce in cerca di giustizia, o vendetta, che finiscono per coincidere. Julian è stato un cacciatore di nazisti e dentro lo è ancora, nonostante gli acciacchi, le pillole per la pressione e un cuore fragile, è questo che è. Il suo amico Salva gli ha scritto una lettera e lasciato l’eredità di quei segreti; i due hanno condiviso tutto: dolore, amicizia, fame, speranza. Julian non ha dubbi su cosa fare, torna a caccia, ma la sua strada incrocia quella della giovane Sandra. Lei è incinta, indecisa sulla vita, sull’amore, su tutto, lontana da quel mondo che ossessiona Julian.
La ragazza scoprirà di possedere un coraggio fuori dal comune, e metterà in gioco la sua vita e quella di suo figlio. Fred e Karin, i due vecchietti norvegesi che incontra sulla spiaggia a fine estate, non sono innocui e gentili come sembrano, perché spesso il male ha un volto comune e indossa la maschera che meno ci spaventa, ma senza cambiarne la sostanza, neanche il peso degli anni puo’ cambiare ciò che sono dentro.
La Sanchez mette il dito in una piaga mai guarita del tutto, l’orrore più cupo è visto attraverso gli occhi dell’anziano Julian e l’innocenza di Sandra, due punti di visti che corrono in parallelo sul filo sottile della memoria. La scrittrice entra nel cuore stesso del male, quello che non si pente, che trova in sé giustificazione e si autoconserva, che sarebbe quasi metafisico, se non fosse tanto reale. Queste sono le parole di Julian: “Quando si è conosciuto il male, il bene non sa di molto. Il male è una droga, il male dà piacere, per questo quei macellai uccidevano sempre di più ed erano sempre più sadici: non ne avevano mai abbastanza”.
La maggior parte dei nazisti che appaiono nel romanzo sono ispirati a personaggi reali, il pensiero che siano davvero esistiti, che qualcuno viva ancora e rimanga impunito e senza rimorso, non puo’ che agitare le coscienze dei lettori. Un romanzo che lascia un segno, e tocca corde a lungo rimaste senza voce.
Voto 8 e mezzo