Fuoricorso

02.08.2013 15:39

Fuoricorso

 

di Matteo Pelli

edito da Tea

pag. 184

 

Tobia rincorre senza affanno l’agognato pezzo di carta, il titolo di studio, la laurea, quel lasciapassare che a lui sfugge da più di dieci anni e altri gli sventolano sotto il naso. Fuoricorso più che per scelta per indole, il protagonista si lascia distrarre dalla vita, dalle ragazze, da passioni che durano il tempo di una sigaretta e un caffè, rimandando sempre a domani l’esame di turno. Gli anni passano, prima sono venti, poi venticinque, trenta e poi oltre, ma il giorno che sembrava impossibile arriva. Ha finito gli studi e archiviato l’esperienza all’Accademia di Belle arti, ora deve solo festeggiare insieme agli amici di sempre.

Un viaggio a ritroso in quegli anni di studio, cazzeggio e illusioni che coincidono con l'università, con il protagonista che ci accompagna per mano a conoscere il suo mondo da vicino. Una serie di fotografie scattate da un’auto in corsa, con sprazzi di verità, dolore, rimpianti e tante risate. Tobia è scanzonato a venti come a trent’anni, ma si rende perfettamente conto che il tempo è passato, che non puo’ più essere quello di prima, che tutto sta cambiando e lui non è in grado di riacciuffare il tempo perduto. Si guarda indietro, ripensa con nostalgia ma senza drammi agli anni che lo hanno portato fino ad oggi, forse più saggio, con qualche capello bianco, ma anche consapevole e meno coglione!

Un ritratto generazionale senza troppi peli sulla lingua, che attraverso il racconto di Tobia inquadra un pezzo di società, sgangherata, disillusa, annoiata ma sincera. Nel protagonista c’è molto dell’autore, compresi i dieci anni da studente fuoricorso all’Accademia di Brera, ma c’è anche un po’ di tutti noi, delle speranze disilluse, dei sogni infranti, di ciò che una volta eravamo e non saremo più.  

Una scrittura scorrevole e pulita, un romanzo da leggere tutto d’un fiato, come una boccata d’aria fresca in un giorno afoso d’estate.

 

Voto 7