Auschwitz. Ero il numero 220543

21.06.2013 10:29

 

Auschwitz. Ero il numero 220543

 

di Denis Avey

edito da Newton Compton

pag. 313

 

Quando la realtà supera la fantasia, è davvero il caso di dirlo. Più che un romanzo che racconta una vita, una vita che sembra un romanzo. Il coraggio di un uomo, la forza della verità, una lettura per non dimenticare.

Partito volontario come soldato nel 1939, l’inglese Denis Avey rinuncia alla tranquillità di una vita in campagna per vivere un’avventura, alla ricerca di emozioni forti, lui che ha un temperamento impetuoso e uno spirito indomito, vivrà emozioni e orrori inimmaginabili, un tuffo di testa nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. Avey non ha idea di ciò che l’aspetta oltre i confini del Regno Unito - una patria che rivedrà solo finita la guerra - e vivrà una storia incredibile che racconterà solo dopo settant’anni.

Alla vigilia della guerra è solo ragazzo pieno di speranze e voglia di avventure, imbarcatosi con il suo reggimento per l’Africa, Denis si trova in prima linea a combattere contro le truppe italiane di stanza in Egitto e in Libia. Battaglie all’ultimo sangue combattute sulla sabbia del deserto, adrenalina e una senso vivo dello spirito che permettono al soldato Avey di non abbattersi, e anche una buona dose di fortuna che lo terrà in vita quando tutto sembra perduto. Ma il peggio è ancora lontano, quell’assaggio di guerra africana non è che la parte più ‘semplice’ della sua avventura. La cattura da parte dei tedeschi è che l’inizio del viatico che ne farà uno dei testimoni dell’orrore più grande del XX secolo.

Una volta prigioniero Avey viene spedito su una nave insieme ad altre migliaia come lui, destinazione l’Italia, ma prima di arrivare la nave è colpita da un siluro e lui si salva ancora miracolosamente, approdando a nuoto sulla costa greca. Fuga attraverso i campi, poi di nuovo cattura, un altro periodo di prigionia nel sud Italia, e il racconto delle mille difficoltà in cui si vive da reclusi. La fame diventa una costante, ma imparerà che alcuni la patiscono più di lui. Solo nel ’44 – dopo un’altra serie di peripezie – viene trasferito in Polonia, a Oswiecim, così si chiama la cittadina tristemente famosa, conosciuta in lingua tedesca come Auschwitz. Il luogo degli orrori, l’inferno in terra, ma per capirlo fino in fondo Avey dovrà tuffarcisi dentro a occhi chiusi. I prigionieri inglesi godono di un trattamento da ‘privilegiati’ in confronto alle schiere di ebrei che vedono lavorare nei loro stessi campi. È qui che impara che l’orrore ha più gradi, l’inferno più gironi, e c’è chi finisce dritto nella pancia del diavolo. L’odore della morte aleggia in ogni dove, quelli con la divisa a righe e gli zoccoli, non sono che fantasmi avviati a una triste fine, è solo questione di tempo, fiaccati nel corpo e nello spirito, i prigionieri ebrei non sopravviveranno a lungo. Avey è curioso, non si accontenta della visione di quell’umanità piegata nel corpo e umiliata nello spirito, vuole vedere con i suoi occhi ciò che accade oltre il filo spinato, nel campo riservato ai prigionieri ebrei, l’altra metà di Auschwitz III, Monovitz. Per questo il ragazzo fa ciò che nessuno con un briciolo di raziocinio avrebbe mai fatto: scambiarsi il posto con Hans, un ebreo olandese che ha incrociato qualche volta durante i lavori alla fabbrica. Solo allora scopre il volto del male puro, l’orrore più insensato e indicibile delle SS. Il lato più oscuro del nazismo che in pochi allora nel mondo conoscevano, e che una volta finita la guerra tutti vogliono dimenticare.

Il racconto di Avey ricostruisce con precisione meticolosa quegli anni di lutto e di sofferenza, aiutato dal giornalista Rob Broomby - che con coraggio e caparbietà ha raccolto la sua testimonianza  e condotto un’indagine degna di un detective - ci racconta una storia avvincente come un romanzo di Wilbur Smith, con l’aggravante che è tutto vero. Un racconto toccante, sincero, a cui si stenta a credere, sperando che il male sia solo il lupo cattivo in una favola, e non ci tocchi così da vicino.

 

 

Voto 8 e mezzo